Convertire in sintesi

Siamo finalmente giunti a un punto importante nel nostro viaggio, non è la fine e nemmeno un addio, ma è giunto il momento di sederci un attimo a prendere fiato e guardare la strada percorsa.
Tre mesi fa ho aperto il blog con il fine di sviscerare a fondo tutto quello che il termine convertire potesse offrire e ad essere sincero non ero del tutto convinto che un verbo così tecnico potesse nascondere sotto di se arte, scienza, tecnologia e molta storia, ma come abbiamo visto è stato un viaggio molto ricco e sorprendente. 
Iniziamo dal principio. Quale miglior modo per iniziare a parlare di una parola se non trattando della sua definizione e della sua etimologia, e così abbiamo fatto. Abbiamo poi visto la sua presenza nel mondo e uno scorcio della sua storia, definendo quindi con questi post tutte le sfumature del verbo convertire, che è culminata in questo abbecedario.
Abbiamo successivamente fatto un passo avanti e abbiamo collegato i concetti sopra trattati a delle discipline.
Si è visto quindi come un verbo tecnico come il nostro verbo stia bene anche in vestiti più artistici e possa essere il centro di opere di grande calibro, spaziando dall'arte alla letteratura passando per dipinti e sculture. Noi abbiamo citato il mito di Apollo e Dafne (e la celebre scultura di Bernini), Manzoni e i suoi Promessi Sposi, la Gerusalemme liberata di Tasso e la Conversione di Saulo di Caravaggio. Con questo abbiamo quindi apprezzato il grande adattamento che il verbo convertire possiede in campo artistico, riuscendone a trovare una vesta nella Settima arte (il cinema).
Siamo poi passati al reale campo di applicazione di questo termine, e attraverso la tecnologia e la sua storia abbiamo potuto osservare in contemporanea l'evoluzione della tecnica umana e dei concetti trasportati dalla parola. Siamo partiti dalla storia antica, con l'acciaio di Wootz e con una breve pausa nel medioevo abbiamo visto di cosa l'uomo era capace nel '700, nel '800 e nel '900.
Chiusa la parentesi storica ma non quella della tecnologia, abbiamo guardato al presente trovando la conversione in un innovativo brevetto ed addirittura nella risposta alla tragica pandemia che ha messo in ginocchio il mondo. 
Con un po' di fantasia e molto entusiasmo siamo arrivati ad immaginare cosa questo verbo ci possa riservare in futuro (sempre guardando alla tecnologia) cercando addirittura di promuoverla con un'originale volantino da me prodotto. 
Lasciando la tecnologia abbiamo pure aperto uno scorcio sulla scienza, trovando la presenza di convertire in una scienza applicata: la chimica industriale, e per finire pure il materiale che più lo rispecchia
Ebbene, di strada ne abbiamo fatta, siamo partiti da un semplice verbo, una parola che ci capita raramente di pronunciare ed attraverso essa abbiamo viaggiato attraverso l'arte, la letteratura e l'evoluzione delle capacità umane, che partendo dalla fabbricazione di eccellenti spade in acciaio arriverà un giorno in un futuro radioso, magari illuminato da centrali a fusione nucleare.


 

Un po' di propaganda

"Pulita, economica, sicura. L'energia del futuro! Il prossimo passo dell'evoluzione umana. La fusione nulceare!"

Manifesto Pubblicitario per la Fusione Nucleare - Davide Perfumo





Conversione... nel futuro

Quando pensiamo al futuro ci si pongono davanti due alternative: una utopica e una distopica. Di questi tempi di pandemia globale direi che la lancetta è più direzionata a un mondo post fallout. Io invece mantengo la mia visione ottimista e vedo un futuro radioso davanti a noi e per questo voglio presentare una tecnologia in grado di cambiare il mondo. 
A parte gli scherzi, nel cercare di prevedere come la tecnologia umana si possa evolvere nel futuro, non si ha tanto un problema di immaginazione, si veda la numerosissima produzione fantascientifica, ma si ha un problema di concretezza in genere legata o all'energia o ai costi. Beh data la mia scelta universitaria posso sbilanciarmi a trovare una risposta più alla prima problematica che alla seconda e voglio ora proporre una idea in merito. 
In realtà l'idea non è mia ed anzi è molto più vecchia di me, ma nonostante ciò non è ancora detto che abbia abbastanza tempo a disposizione per vederla realizzata. Sto parlando della fusione nucleare. Da non confondere con la fissione nucleare, la fusione nucleare è quel processo che a partire da due nuclei (abbastanza piccoli, in genere nuclei di idrogeno o suoi isotopi) mossi con abbastanza forza produce un nuovo nucleo di una specie differente, liberando un enorme quantitativo di energia, che poi convertita può fornire la tanto desiderata energia elettrica.
Quando si sente parlare di energia nucleare la nostra mente ci porta a galla ferite profonde ormai insite nel genere umano, ma l'energia convertita dalla fusione nucleare è molto differente da quella prodotta dalla fissione.
I due processi sono agli opposti se da un lato abbiamo una produzione di nocive scorie radioattive, dall'altra questo problema è inesistente, se da un lato abbiamo il rischio di un esplosione nucleare, dall'altro una reazione incontrollata è fisicamente impossibile e se da un lato abbiamo una carenza di combustibile, dall'altra l'idrogeno è l'elemento più comune in natura. Ebbene, questa tecnologia sembra un paradiso, senza difetti, pulita, efficiente e poco costosa. Ma come in tutte le belle promesse c'è un ma. In realtà per funzionare questa tecnologia ha bisogno di altissime temperature, riproducibili solo con grandissime quantità di energia, il che però, direte voi, non ha senso. In effetti è così spendere energia per produrne non ha senso finché non produci più energia di quanta ne spendi. Ad oggi è uno dei problemi centrali della realizzazione di questo macchinario che, se non risolto, lo renderebbe totalmente inutile. Oltre a questo problema si pone quello di mantenere lo stato di plasma, necessario allo svolgimento della reazione, che essendo a temperature elevatissime fonderebbe qualsiasi materiale da noi conosciuto. 
Dopo avervi illusi con tante belle promesse, ora vi ho totalmente demoralizzato. In realtà alcune soluzioni ci sono già e al lavoro vi è una grande associazione internazionale che sta costruendo il primo reattore a costo zero, ovvero che spende tanto quanto produce. L'associazione si chiama ITER e ha la sede qua vicino a noi a Cadarache nel sud della francia.
Quanti anni ancora dovremmo aspettare per poter convertire questa grandiosa energia di fusione nucleare nella preziosa elettricità non so dirvelo ma so solo che sarà uno di quei passi che ci muoveranno in avanti verso un futuro più utopico che distopico, e magari fatto di palazzi luminosi e cromati con macchine volanti che girano all'impazzata invece che fatto di un deserto radioattivo post apocalisse.




Link e fonti





Un brevetto

Abbiamo parlato di molte invenzioni in questo blog, e ogni invenzione ha il suo inventore, o almeno così dovrebbe essere. La storia è ricca di lotte per la paternità di un'idea o di veri e propri furti di progetti e per questo si sono ideati i brevetti. Essi sono un'importante strumento giuridico attraverso il quale si può proteggere la propria proprietà intellettuale e di conseguenza si può assicurare il diritto esclusivo all'utilizzo di quel progetto. Non è però dei brevetti che voglio parlare e rimando la vostra curiosità allle pagine linkate a piè di pagina che approfondiscono meglio il concetto.
Voglio invece parlare di un brevetto specifico che ho potuto conoscere grazie allo trumento integrato in Google chiamato Google Patents. Non per fare pubblicità ma è un eccellente servizio che viene offerto dal colosso dell'informatica che serve per fare ricerche specifiche in questo ambito analizzando migliaia di registi in tutto il mondo.
Attratto dalla curiosità ho incominciato a sfogliare nei brevetti che avessero un appiglio alla tematica centrale del blog e ho trovato questa idea che mi ha molto colpito. Il progetto è tutto italiano e prende il nome di Luminescent solar concentrator using perovskite structures, è stato sviluppato dal  team di ricerca del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca coordinato dai professori Francesco Meinardi e Sergio Brovelli che ha messo a punto dei concentratori solari a nanoparticelle descritti nello studio “Highly efficient large-area colourless luminescent solar concentrators using heavy-metal-free colloidal quantum dots” pubblicato sulla rivista “Nature Nanotechnology”. Le plastiche fotovoltaiche sviluppate in Bicocca, a poco più di un anno dalla pubblicazione di un primo studio dello stesso team che ne dimostrava i vantaggi rispetto alle tecnologie tradizionali a base di coloranti organici, concretizzano il sogno di realizzare concentratori solari luminescenti e sono ora una tecnologia che aspetta solo di essere prodotta su larga scala.
Questi pannelli sono dotati di nanoparticelle che intrappolano una frazione della luce che lo attraversa per poi convertirla in energia pulita e sostenibile. Ovviamente la tecnologia non è ancora sul mercato e si sta cercando di portare l'efficienza complessiva dal 3% al 10% senza compromettere la trasparenza. Il progetto se dovesse andare a buon fine potrebbe davvero rivoluzionare il mondo del fotovoltaico poichè nonostante la maggiore efficienza dei pannelli classici, questa tecnologia potrebbe competere in termini di prezzo (per ora 50 €/m^2, ma destinato a scendere), minore impatto estetico e se applicato in tutta la casa anche in termini di produzione elettrica.




Link e approfondimenti


Luminescent solar concentrator using perovskite structures su Google patents


                

Acciaio, il materiale della conversione

Abbiamo parlato molto di questo materiale in questo blog, è ovviamente uno dei temi centrali. Infatti esso è il protagonista del più importante processo tecnologico di conversione e come tale è stato nominato varie volte (precedenti post). Non ne abbiamo mai trattato come protagonista, e questo sarà il suo post, in cui finalmente lo andremo a raccontare.
Per iniziare credo che la cosa migliore sia trattare brevemente la sua storia. Il primo acciaio venne prodotto nel lontanissimo IV secolo da alcune popolazioni indù che produssero il cosiddetto acciaio wooltz. Subito dopo la sua nascita esso non trova però una grande fortuna, infatti bisogna aspettare il XVIII secolo prima che esso ricompaia. Questa seconda nascita però segnerà a sua fortuna, da questo momento in poi l'acciaio conquisterà il mondo sfondando in qualsiasi ambito dell'operato umano dalle arti alla tecnica più pura passando per la medicina e l'architettura. Quel secolo è infatti quello della prima rivoluzione industriale, grazie alla quale la tecnologia umana può finalmente produrre questo materiale in grandi quantità.
Sappiamo ora qual'è la sua storia, quando è nato e quando si è diffuso, sappiamo che è stato fondamentale per l'evoluzione umana, ma non sappiamo il perchè e nemmeno come sia fatto.
Ebbene, l'acciaio è una lega metallica, dalle straordinarie proprietà, che si produce da ferro e carbonio secondo opportune proporzioni: il carbonio in percentuale può oscillare tra lo 0,2% e il 2,01%, oltre questo limite la lega prende il nome di ghisa.
Ora vi potrete chiedere "beh ma cosa lo rende così speciale?". La risposta risiede nelle sue proprietà, questo materiale è caratterizzato da: grande deformabilità e durezza, buona resistenza alla rottura a trazione e allo snervamento, buona conducibilità termica, e, per gli acciai inossidabili (inox), la resistenza alla corrosione.
Per capirne meglio l’importanza, elenchiamo brevemente alcuni settori di utilizzo dell’acciaio:
  • Elettrodomestici: (lavastoviglie, forni elettrici, frigoriferi, tostapane, etc.) e per la costruzione dei loro componenti (motori, compressori, griglie, etc.), viene utilizzato soprattutto acciaio inox.
  • Costruzioni edili: irrobustisce e le strutture nonostante il suo peso relativamente leggero.
  • Industria Meccanica: il 99% dei componenti di un macchinario sono costruiti in acciaio per la sua resistenza e la grande facilità di modellazione
  • Settore Automobilistico: costituisce più del 50% del materiale utilizzato. Basti pensare alle autovetture o all’industria navale, aeronautica o ferroviaria, per comprenderne l’utilizzo.
  • Industria Petrolifera: le caratteristiche di molti tipi di acciaio risultano indispensabili per fronteggiare le difficili e complesse condizioni di utilizzo. Alta temperatura e forte pressione sono soltanto due esempi di condizioni estreme in cui trova impiego l’acciaio.
  • Centrali Elettriche: i più importanti componenti utilizzati all’interno di una centrale per la produzione di energia elettrica sono in acciaio (condensatori, turbine, caldaie, etc.)
  • Medicali: strumenti per sale operatorie o dentistiche sono soliti essere prodotti in acciaio inox
  • Arte: data la grande deformabilità si presta molto alla scultura
Questi sono solo alcuni degli ambiti di utilizzo di questo materiale, ma questo elenco rende bene l'idea di quanto sia ormai indispensabile per la vita umana

Nino Uccino - La Piramide e gli Zoccoli





















Link e fonti



Chimica industriale, scienza di conversione

Dopo aver osservato in molti post diversi varie applicazioni scientifico-tecnologiche del verbo convertire, possiamo ora trovare un'ambito scientifico che si particolarmente legato a questo concetto. Volendo partire dalle definizioni più ampie di scienze, credo che quella che più contenga il concetto di conversione sia la chimica, che e cosi definita: scienza che studia le proprietà, la struttura, la composizione, il riconoscimento e il dosaggio, la preparazione e la reagibilità di tutte le sostanze, sia naturali che artificiali, in relazione alla loro struttura microscopica.
La chimica tratta appunto della materia e di come essa si trasformi, reagisca e si converta in altre forme: l'acqua in ghiaccio, il ferro in acciaio, la legna in cenere... Volendo però ricercare una branchia di questa scinza che più si concentri su questi concetti, questa è la Chimica Industriale: è quella branca della chimica che si occupa delle trasformazioni su scala industriale delle materie prime per la produzione di sostanze chimiche, miscele e materiali di varia natura, dei processi e degli impianti chimici utilizzati e dei loro impatti economici sull'industria e sul costo dei prodotti finiti.
Di fatto la chimica industriale studia i processi che portano le sostanze a trasformarsi, convertirsi e mutare in altri composti al fine di produrre dei materiali utili per poi essere venduti o utilizzati in altri ambiti industriali. Il processo Bessemer, largamente trattato in questo post ed esponente di uno degli esempi più famosi di conversione nell'ambito tecnologico, si fonda su studi che ricadono in questo specifico ambito.
Dal tempo di Henry Bessemer questa scienza è cambiata molto, soprattutto negli intenti, infatti è ora una delle scienze che trainano la spinta ecologica di questi ultimi anni, impostando la propria ricerca su materiali sostenibili e sostitutivi di altri, seppur radicati fortemente nella cultura industriale, molto inquinanti.
Ovviamente è importante citare altre branchie tra loro simili, poiché essendo la scienza priva di confini fissati si può passare con facilità ad altre scienze che condividono alcune parti. Infatti altri ambiti molto simili possono essere le scienze dei materiali e l'ingegneria chimica che, seppure definite in modo diverso, hanno confini sfumati e si compenetrano tra loro

Conversione, nell'attualità

Notizia di questi giorni è la liberazione dell'attivista Silvia Romano, news che è subito balzata in cima al dibattito pubblico a causa della sua conversione all'Islam che a molti è sembrato un atto irrispettoso verso la nostra nazione e ad altri come un fatto totalmente insignificante nello scenario complessivo della complicata operazione che si è, fortunatamente, conclusa con un lieto fine
Non è però questo il luogo di cui discutere della vicenda tanto quanto io non ne possieda le competenze per esprimere un giudizio argomentato e rilevante. L'obbiettivo e il tema di questo post è molto semplice: dimostrare come il concetto che il verbo convertire porta con se sia tanto antico (come abbiamo visto con altri post) quanto attuale. Questa azione che trascende molti ambiti l'abbiamo ormai osservata applicarsi in moltissimi ambiti diversi ma mancava ancora una dimostrazione del uso quotidiano e comune. Con questo si è fatto un altro grande passo avanti nell'argomentare uno dei temi fondanti del blog, mostrare quanto le parole i verbi e le azioni siano trascendenti un determinato ambito, tecnologico, scientifico, accademico o volgare e che sia applicabile, con le giuste attenzione a diversi contesti e con diversi toni.


L'abbecedario di "Convertire"

Abbiamo visto la grande capacità che ha questa azione intesa sia tecnologicamente che non in vari ambiti diversi. Vediamo oggi il suo abbecedario (link per approfondire):

A    come... Acciaio
B    come... Bessemer Henry
C    come... Carbonio
D    come... Denaro
E    come... Euro
F    come... File
G    come... Ghisa
H    come... Henry Cort
    come... Inox
L    come... Lucien Gaulard
M   come... Martin Pierre-Emile
O    come... Ovidio
P     come... Pudellaggio
R    come... Religione
S     come... Siderurgia
T     come... Thomas Sidney
U    come... Unità (di Misura)
V    come... Valuta
W   come... Wooltz
Z    come... Zloty


Un Protagonista della Coversione

Abbiamo visto in questo post la storia di un processo chimico-industriale e vediamo ora la storia del suo ideatore. Henry Bessemer è entrato di fatto nella storia per aver rivoluzionato il mondo della siderurgia e perché no anche quello dell'industria in generale. 
Henry Bessemer nasce a Charlton il 19 Gennaio 1813 in una famiglia ugunotta mediamente agiata. Delle sue figure genitoriali è degna di nota la figura del padre, Anthony Bessemer, che fu, come poi diverrà anche il figlio, un illustre ingegnere che si distinse per delle importanti modifiche al microscopio ottico e ciò gli valse il riconoscimento all'Accademia Francese delle Scienze.
Tornando al figlio, oggetto del nostro interesse, egli si mostra fin dalla tenera età interessato all'attività del padre. Compiuti gli studi, molti dei quali da autodidatta per approfondire la conoscenza ingegneristica, si dedico subito alla pratica. Dopo alcune attività di gavetta riusci a farsi un nome grazie alla scoperta di un innovativo metodo per ottenere la polvere "d'oro" dall'ottone, materia molto richiesta per fare vernici. Grazie a questa florida attività riuscì a raccimolare una grande fortuna e la consapevolezza della sua passione per la metallurgia.
La storia che porta alla sua più grande opera, il Convertitore Bessemer, ha inizio tra il 1853 e il 1856 quando era all'apice la Guerra di Crimea. Il nostro protagonista aveva appena prodotto un nuovo proiettile per l'artiglieria, ed era intento a venderlo all'esercito francese. Nelle negoziazioni però egli scopri che i cannoni in ghisa dell'esercito francese non erano abbastanza resistenti per il suo nuovo proiettile. Allora cercò un modo per rendere la ghisa più forte e si dedico allo studio di questo materiale.
Nei suoi esperimenti scoprì che l'eccesso di ossigeno nei gas caldi della sua fornace sembrava aver rimosso il carbonio dal ferro. Bessemer ha quindi scoperto che soffiare aria attraverso la ghisa fusa non solo purificava il ferro, ma lo riscaldava ulteriormente, permettendo al ferro purificato di essere facilmente versato. Questo effetto di riscaldamento è causato dalla reazione dell'ossigeno con il carbonio e il silicio nel ferro. Utilizzando questa nuova scoperta egli sviluppò il suo processo, che poi sintetizzò in un'unica opera ingegneristica, il suo convertitore. Nel 1856 quindi presenta la sua scoperta all'Association for the Advancement of Science a Cheltenham.
Dopo alcuni anni si presentano però le prime difficoltà che necessiteranno dell'intervento di Sidney Thomas. Il convertitore inventato da Bessemer ebbe la debolezza di non eliminare due elemnti che danneggiavano notevolmente il risultato: zolfo e fosforo. Il sopra citato Thomas sviluppò poi una variante del progetto originale che permise utilizzare anche il ferro ricco di queste due sostanze.
Dopo altre scoperte minori il 26 Giugno 1879 venne nominato cavaliere dalla regina Vittoria per le sue numerose invenzioni che furono fornite al popolo inglese. Egli si spende nel 1898 a Londra con all'attivo 128 brevetti.

Disegno di Bessemer - Leslie Ward, 1880
Disegno di Bessemer - Leslie Ward, 1880

Link e fonti:





Nel novecento

In questo secolo parlare di tecnologia e dalla usa storia diventa complesso: il numero di nuovi dispositivi, scoperte e progressi scientifici che nascono in questi 100 anni sono così elevate e intrecciate tra di loro che estrarne un unico filo conduttore risulta estremamente complicato.
Sempre accompagnati dal nostro tema centrale (l'azione convertire) proviamo ora a osservare un'elemento che risulta un nodo cardine della complessa tela formata dalla innumerevoli scoperte di questo secolo. 
In questo post voglio parlare di un elemento centrale dell'informatica, senza il quale, io non potrei scrivere questo post e voi non potreste leggerlo. Stiamo parlando del compilatoreun programma informatico che converte una serie di istruzioni scritte in un determinato linguaggio di programmazione (codice sorgente) in istruzioni di un altro linguaggio (codice oggetto).
A cosa serve questo compilatore e perchè dico che sia così importante.
Beh, senza questo elemento nessun programma, dal più semplice al più complesso, dalla calcolatrice all'intero sistema operativo, potrebbe essere utilizzabile dal computer. Infatti un computer parla e comprende solo il linguaggio binario, acceso e spendo, aperto e chiuso, 0 e 1, on e off. Quindi ogni azione che il nostro computer compie dalla più basilare alla più difficile è scomponibile in una lunghissima serie di 0 e 1. Ora, è evidente che per un informatico risulta molto difficile se non impossibile parlare con una macchina in questa lingua, ed è qui che entra in gioco il compilatore. Si è infatti pensato di creare dei linguaggi che si basi su semplici concetti logici comprensibili dal computer, come "se si verifica questo fai questo se no fai quello" (if than else)", oppure "fai questo fino a che non succede quello" (while do). Questi linguaggi che si basano su parole comprensibili all'uomo permette ai programmatori di scrivere un messaggio comprensibile dalla macchina dal punto di vista concettuale ma non ancora formale, ovvero che le cose scritte il computer le può fare ma non capisce ancora cosa c'è scritto. Ebbene, raggiunto questo punto il compilatore traduce, converte questo linguaggio più umano in una serie di 0 e 1 cosicché sia il programmatore che la macchina possono ora comunicare.
Bisogna però specificare che il compilatore non è un qualcosa di fisso, un programma universale. Come per tradurre dallo spagnolo all'italiano e dall'inglese all'italiano servono due dizionari diversi, per ogni linguaggio informatico servono diversi compilatori, nonostante la lingua di arrivo sia la stessa.
Per concludere sul compilatore cito brevemente la sua storia. A partire dal 1950 vennero sviluppati diversi compilatori sperimentali, ma nel 1957 il team Fortran presso l'IBM, guidato da John Backus, fu il primo a realizzare un compilatore completo. L'idea della compilazione prese velocemente piede e molti dei principi di design dei compilatori vennero sviluppati negli anni sessanta.
Il ruolo del compilatore risulta fondamentale per l'uomo per fare un enorme passo avanti nell'informatica, potendo di fatto ora costruire sistemi e applicativi molto complessi con relativa facilità. E di pari passo con l'informatica, scienza di supporto a tutte le altre, si sono poi potute sviluppare in modo esponenziale tutte le altre.

Link e fonti


Dalla ghisa all'acciaio... conversione ottocentesca

Abbiamo affrontato in altri post [Storia antica, Medioevo, Settecento] molte tappe fondamentali dello sviluppo della tecnologia nel corso della storia e arriviamo oggi nel XIX secolo. Questo secolo, primo dell'epoca moderna, è ricco di avvenimenti fondamentali e di cui oggi risentiamo ancora direttamente gli effetti. Nasce quello che diventerà poi la nostra repubblica, si combatte la guerra di secessione americana, partendo dalla caduta di Napoleone si chiude poi con la cosiddetta Belle Epoquè. 
Nonostante questi innumerevoli avvenimenti l'uomo ha avuto anche il tempo fondare nuove scienze e evolversi con nuove tecnologie. Seguendo il tema centrale del blog l'avvenimento tecnologico che più ebbe risonanza nel mondo fu il Convertitore Bessemer.
Quella della trasformazione della ghisa in acciaio può essere considerata un’impresa di grande portata, forse al pari di quella della conquista della luna, luogo dove, indirettamente, l’uomo è stato portato dall’acciaio: cioè un grande passo per lo sviluppo tecnologico dell’umanità!
L'acciaio è così definito: è una lega ferrosa composta principalmente da ferro e carbonio, quest'ultimo in percentuale non superiore al 2,06%; oltre tale limite, le proprietà del materiale cambiano e la lega assume la denominazione di ghisa.
Cioè bisogna trovare il modo di ridurre il tenore di carbonio della ghisa fino ai valori tipici dell’acciaio; meglio se con tale operazione si eliminano anche gli elementi inquinanti già presenti senza aggiungerne altri.
Il processo è stato studiato da molti chimici e ingegneri, ognuno dei quali ha proposto varie soluzioni che gettano le basi per la scoperta che è la base del nostro post. Per non appesantire troppo la lettura tratterò di questi in altri post successivi. La svolta si ha con l'ingesso in scena di Henry Bessemer.
Prima di essere un metallurgista Bessemer fu un ricercatore: sperimentava metodi per ottenere prodotti di alta qualità, soprattutto relativamente alle loro caratteristiche meccaniche, partendo da ghisa liquida. I suoi esperimenti consistevano nel versare, entro un crogiolo d’argilla riscaldato esternamente, la ghisa liquida su prodotti solidi a cui attribuiva un’azione ossidante in grado di bruciare l’eccesso di carbonio. Potrebbe essere andata così: per raffreddare il bagno metallico una volta utilizzò un getto di aria compressa, facendolo gorgogliare nel liquido. Grande sorpresa: pur essendo fredda, l’aria produceva un forte riscaldamento della ghisa, con sviluppo di fiamme, tanto da rendere inutile qualsiasi riscaldamento esterno! Da ciò Bessemer sviluppò l’idea del convertitore, cioè di un reattore termicamente autogeno, che non ha bisogno di fonti di calore esterne in quanto quello necessario viene fornito da reazioni chimiche esotermiche. La data di nascita del convertitore è 14 agosto 1856, quando Bessemer pubblicò i suoi dati sul quotidiano The Times.
Schemi del convertitore

Si suole dire che il convertitore ha una forma detta a pera e che può ruotare su se stesso (Fig. 19); è fabbricato in acciaio ed è rivestito internamente da refrattario. Il convertitore è dotato di una suola forata e da lì viene soffiata aria. Con la suola in alto si può immettere nel convertitore la ghisa liquida, proveniente dall’altoforno. Poi si ruota il convertitore iniziando il soffiaggio: in posizione verticale il convertitore è percorso dal flusso di aria e dalla sua bocca escono fiamme. A fine conversione, una nuova rotazione verso il basso permette lo svuotamento.
Questa invenzione fu fondamentale nell'evoluzione della siderurgia anche se il puro convertitore Bessemer ebbe vita breve e fu soppiantato dopo pochi anni. Questo a causa dei suoi problemi nell'eliminazione dello zolfo e del fosforo che rendevano il risultato di scarsa qualità. Nonostante ciò solo grazie a Bessemer si è fatto il passo fondamentale verso una produzione moderna.


Link e fonti:



La potenza del vapore

Nel nostro percorso sulla storia della tecnologia abbiamo affrontato due grandi tappe in due precedenti post: la storia antica e il medioevo; possiamo quindi ora dirigerci verso la storia moderna e nello specifico nel XVIII secolo. In questo post, accompagnati sempre dal verbo convertire, scopriremo la storia di una delle idee protagoniste della prima rivoluzione industriale. 
La macchina a vapore fu una delle innovazioni tecnologiche piu influenti del secolo, nata grazie agli studi di Papin nel 1679, inizialmente fu utilizzata solo per estratte l'acqua dalla miniere e solo grazie a James Watt ,che la migliorò notevolmente, la macchina entrò nel mercato iniziando ad essere applicata al settore tessile che fu il propulsore della prima rivoluzione industriale.
L'idea di fondo, che è quella che lega il tema del blog alla vicenda, come abbai visto nel post riguardante l'Architronito non è nulla di nuovo ma semplicemente è stata sviluppata a pieno impiegando tutto il suo potenziale. Di fatto questa grande macchina ha un funzionamento semplice si basa infatti sull'espansione del vapore in seguito alla sua conversione dall'acqua. La pressione che fornisce questo aumento di volume viene utilizzato il pistone. In seguito il noto si evolve come in figura 

Ebbene con questa semplice e antica idea il mondo è cambiato completamente facendo un passo molto grande verso la società odierna e ancora una volta possiamo trovare protagonista il nostro verbo convertire.


Link e Fonti:


Conversione nel Medioevo

Riprendendo la strada intrapresa con questo post, dopo aver visto la nascita dalle prime tecnologie nel mondo antico, proseguiamo il nostro viaggio nel medioevo per osservare una delle invenzioni che fu protagonista nell'evoluzione tecnologica avvenuta in questa affascinante epoca.
Sempre seguendo il filo rosso tracciato dal tema centrale di questo blog, il verbo convertire, vedremo oggi la storia di una delle macchine più potenti che l'uomo creò in questa fase della sua storia: il mulino. Questa macchina è famosa ancora ai giorni nostri è diventata simbolo di una nazione, l'Olanda, ed è anche protagonista di uno dei romanzi cavallereschi più celebri della stroria: Don Chichotte.
Mulino ad acqua di Braine-le-Château, XII secolo.
Ebbene, questa macchina basa il suo funzionamento sull'idea di convertire l'energia meccanica di una fonte naturale quale l'acqua o il vento in un'energia utilizzabile dall'uomo. Nello specifico voglio oggi trattare del mulino ad acqua in questo che come si suol dire è quello originale.
Il mulino ad acqua ha una storia con radici molto antiche, è ovvia la sua derivazione dalla ruota ad acqua che fu uno strumento utilizzato sin dalle antiche civiltà mesopotamiche per spostare masse d'acqua. La stessa tecnologia trova un evoluzione nel mondo romano fino ad essere poi perfezionata in un vero e proprio mulino ad acqua nel IX secolo nel mondo arabo. Questa macchina diventa subito indispensabile per la società araba tanto che in ogni regione del vasto impero se ne potevano trovare a decine. Con la diffusione della cultura araba in spagna il mulino ad acqua fa la sua comparsa in europa. Trova il suo massimo splendore tra nel 1200 circa dove ne erano presenti ormai a centinaia in tutta europa in varie configurazioni. I mulini ad acqua sono stati impiegati per molteplici usi prima dell'era industriale. Alcuni sono:
Schema del mulino ad acqua

  • per la macinatura dei cereali, l'utilizzo più antico;
  • per il funzionamento delle segherie, nel settore forestale;
  • per azionare fulloni e telai, nell'industria tessile;
  • nella lavorazione dei metalli, per azionare macine, forge e martelli per forgiatura;
  • per azionare delle pompe idrauliche;
  • mulino per carta: dal XIII al XVIII secolo l'energia del mulino veniva utilizzata per sfibrare gli stracci e la pasta di legno con l'utilizzo di mazze e martelli dotati di punte.
  • per la produzione dell'elettricità con l'utilizzo di un generatore.

Si vede quindi come questa macchina fondata sul concetto di conversione dell'energia idraulica fu letteralmente il motore del medioevo

Link e Fonti

https://it.wikipedia.org/wiki/Mulino_ad_acqua

https://aiams.eu/storia/i-mulini-ad-acqua.html

Architronito, un'idea nata prima del suo tempo

Tutti sappiamo che la potenza che sprigiona l'acqua nella sua conversione in vapore fu, letteralmente, il motore della prima rivoluzione industriale, ma pochi sanno che l'idea di fondo, quella di utilizzare la sua forza in una macchina, è molto più antica.
Ci troviamo nel 212 a.C in una delle guerre più leggendarie della storia: l'assedio a Siracusa. Questa guerra è passata alla storia per Archimede il genio siciliano che umiliò le truppe romane con le sue grandi invenzioni.
Tra le tante celebri idee, questa è passata molto in sordina forse perchè come si suol dire "bella l'idea ma poco la realizzazione". Infatti l'idea di fondo dell'architronito è molto potente ma applicata a un cannone non rende molto. Di fatto questa macchina con questo nome molto esotico non è altro che un cannone a vapore che sfrutta la conversione dell'acqua dallo stato liquido allo stato aeriforme. 
Dopo questa guerra l'architronico fa poca altre comparse fino al 46 a.C e dopo di che scompare fino al 1606 quando un altro genio, Leonardo da Vinci, riprende l'idea pari pari per creare un ennesima macchina chiamata Archituono.



Link e Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Architronito

https://it.wikipedia.org/wiki/Assedio_di_Siracusa_(212_a.C.)

Convertire al tempo del COVID-19

In questo periodo molto difficile tra le tante problematiche che questa pandemia ci ha posto è nata quella della mancanza di materiale sanitario quali mascherine, camici, protezioni e respiratori.
Questa mancanza è stata causata dalla dipendenza del nostro paese da aziende straniere che, in tempi normali, potevano soddisfare il nostro fabbisogno. Ora sia a causa della grandissima richiesta mondiale di questi prodotti, sia a causa della difficoltà che il sistema così globalizzato, ora per necessità fermo, incontra nel trasportare le merci ci siamo trovati davanti a questo enorme problema.
Come in tempi di guerra, per sottolineare la drammaticità di questi giorni, molte delle aziende più importanti del nostro territorio si sono convertite alla produzione di questi prodotti scarseggianti e così essenziali in  questo momento. Come riportano moltissimi giornali tra queste aziende convertite spiccano: Armani, che ha riconvertito la sua azienda di moda alla produzione di camici usa e getta; Prada, che accogliendo l'appello ha iniziato la produzione di mascherine e a seguire Bulgari e Gucci.
Questa ondata di solidarietà è arrivata anche all'estera tra cui spicca la grande casa automobilistica Mercedes che si è mossa alla produzione di respiratori.
Come recita uno dei più famosi proverbi non tutti i mali vengono per nuocere, e da questi episodi che forse questa frase acquista più significato, si spera infatti che questi tragici mesi possano far riscoprire all'umanità fratellanza e solidarietà in un mondo che stava diventando sempre più arido e frammentato.

Gucci, produzione mascherine e materiale sanitario

Link e Fonti:

https://www.ilsole24ore.com/art/da-miroglio-menarini-fabbriche-che-si-riconvertono-contro-coronavirus-ADLIFdD?refresh_ce=1

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Re-Giorgio-produce-camici-per-ospedali-Da-Armani-alle-piccole-sartorie-uniti-contro-il-coronavirus-143ba091-95a8-4e74-b9b4-58fc8de47532.html#foto-3

https://www.ilsole24ore.com/art/armani-produce-camici-herno-mascherine-gucci-lancia-crowdfunding-intesa-sanpaolo-AD7zXAG


Conversione cinematografica

Al giorno d'oggi una delle arti più apprezzate è senza ombra di dubbio la cosiddetta settima arte, il cinema, e in questo post voglio infatti presentare un esempio di una pellicola che si basi sul concetto di conversione.
In molti altri post di questo blog abbiamo analizzato e osservato il verbo convertire sotto il profilo astratto, inteso come cambiamento di fede religiosa, ma non abbiamo mai visto questo verbo utilizzato in un senso più generale che implichi un cambiamento di idee, valori o convinzioni senza includere la sfumatura religiosa.
Locandina del film
Ebbene proprio questo concetto di conversione degli ideali è la chiave di una delle più apprezzate opere di Clint Eastwood, Gran Torino. In questo splendido film, narrando una breve storia Clint dice cose molto importanti con estrema, classica semplicità.
Nel raccontarci la storia di Walt Kowalski, metalmeccanico in pensione reduce dalla guerra di Corea e fresco vedovo, convoca temi come il razzismo, il rapporto padri-figli, nientemeno che la capacità di amare. Kowalski è un misantropo che ringhia come un mastino, sta sempre a un passo dal suo fucile M-1, manifesta odio per i "musi gialli" che gli hanno invaso il quartiere. Eppure Walt sa amare, molto più dei suoi grassi e squallidi figli, bravi padri di famiglia americani cui il film riserva tutto il suo disprezzo. Diventato eroe per caso della comunità cinese, il vecchio solitario si incaricherà dell'educazione di un timido adolescente asiatico, Thao, proprio quello che ha tentato di rubare la sua auto-feticcio, la Gran Torino del '72 centro simbolico della storia. Un grande romanzo di formazione, e in due sensi: non solo "cresce" il ragazzino, ma anche l'uomo al tramonto della vita. Kowalski consegna al ragazzo le chiavi per il mondo degli adulti, impara che si possono avere molte più cose in comune con i musi gialli della porta accanto che con i propri figli. Il film nella sua semplicità ci mette di fronte un'esempio, quasi eroico, della possibilità di una conversione, di un cambio di rotta (verso l'amore nel prossimo in questo caso) in qualunque fase della vita.

Fonti e Approfondimenti


E nell'arte?

Questo post è dedicato interamente alla rappresentazione visiva del verbo "Convertire". Tra le sfumature di significato che potevo scegliere ho preferito dirigermi verso quello più profondo e controverso: ovvero il tema della conversione nella religione. Qui sotto è rappresentato uno dei capolavori del celebre Caravaggio. Non voglio dilungarmi oltre e vi lascio alla magnificenza dell'opera che è più eloquente di più di mille parole.


Michelangelo Merisi da Caravaggio 1600-1601
La Conversione di San Paolo (1° Versione)

Convertire nella tecnologia antica

Nonostante i concetti tecnici che il verbo convertire possiede siano per lo più attribuiti ad ambiti tecnologici più o meno recenti si può trovare la presenza di questa azione tecnica anche nelle epoche più remote della storia umana.
Uno degli utensili che più ricollegano il nostro pensiero al mondo dell'antichità è la spada, l'arma per eccellenza, e in essa, o meglio nella sua fabbricazione si trova l'azione oggetto del post. Infatti nella spada si sono concentrati gli sforzi di centinaia di anni e decine di civiltà per affinare le qualità fino a risultati eccezionali.
Daga e relativo fodero
 Louvre
Proprio nel cercare un materiale più adatto e che migliorasse le qualità di quest'arma si trova la scoperta, anche se incompresa, dell'acciaio che si otteneva convertendo il ferro. Ovviamente bisogna specificare che nella maggior parte delle civiltà occidentali la conversione era molto rudimentale tanto che si parla non di acciaio ma di ferro battuto in quanto, questo materiale era ottenuto soltanto sui bordi e non interamente.
Per trovare dell'acciaio propriamente detto bisogna spostarsi o nel tempo o nello spazio. Infatti nonostante la propria diffusione di questo eccellente materiale si ha in tempi recenti e non in tempi antichi, si può però trovare nel lontano oriente una precoce scoperta di questo materiale in tempi stimati dagli storici tra il 200 a.C. e il 300 d.C.
Quindi la prima vera e propria conversione si nell'india meridionale con un processo molto complesso che utilizzava delle fornaci alimentati dai venti monsonici per la formazione. Questo eccezionale materiale prese il nome di acciaio Wootz (o acciaio di damasco). Aveva proprietà meccaniche tanto eccellenti che si diceva che una spada fatta di acciaio Damasco potesse tagliare la roccia, e venire arrotolata attorno a un uomo per poi tornare dritta come prima, e non perdesse mai il filo [https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_siderurgia].
Queste spade ottenute quindi dalla prima conversione del ferro in acciaio furono tra gli oggetti più rari e desiderate di quell'epoca


Link e Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_siderurgia
https://it.wikipedia.org/wiki/Acciaio_Damasco

Convertire... in poesia

Abbiamo osservato nei precedenti post varie vesti del verbo convertire, in questo post ci dedicheremo alla più alta elevazione delle parole: la poesia. Ovviamente tra tutti i significati la scelta è ricaduta sul conetto di conversione religiosa, infatti la tradizione poetica italiana è molto ricca di rimandi religiosi e trovare un esempio significativo è stato più semplice. Come detto prima ci sono stati molti poeti che hanno scritto di questo tema e per non percorrere una strada troppo battuta mi sono rivolto a un autore molto snobbato al giorno d'oggi: Torquato Tasso. Questo poeta è infatti poco considerato negli studi umanistici per la sua estrema fissazione per la fede, causata dalla sua instabile condizione mentale, e per questo è ritenuto poco interessante. Nonostante ciò ho molto apprezzato l'autore durante i miei studi, e questo suo tormentato rapporto con la fede mi molto affascinato.

Passando ora all'oggetto del post, il passo che ho portato a dimostrare la presenza dell'azione/verbo nella poesia italiana è tratto dal XX e conclusivo canto del poema, ci troviamo davanti a uno dei momenti più emozionanti dell'opera: La Converione di Arminia.

Il passo narra di due figure: Rinaldo, guerriero crociato; Arminia, maga mussulmana. Ho deciso di riportare soltanto il dialogo dei due personaggi perché riportare per intero l'episodio sarebbe stato troppo lungo per ciò allego ai versi una breve introduzione
[L'intero brano è tratto da questa pagina]


Mentre infuria la terribile battaglia finale tra i Crociati e l'esercito egiziano, casualmente Rinaldo si imbatte nella maga Armida, seduta sul suo carro da guerra e circondata dai guerrieri che le hanno promesso la testa dell'uomo che l'ha abbandonata: l'incantatrice tenta più volte di colpirlo con le sue frecce, poi si rende conto di essere ancora innamorata di lui e si allontana, decisa a darsi la morte. Rinaldo, che l'ha vista mentre sbaraglia i campioni pagani della fanciulla, la segue e non solo le impedisce di suicidarsi, ma la consola con parole cortesi, alle quali la maga si dice pronta a convertirsi alla fede cristiana e a diventare la sua fedele serva, pur di restargli accanto.

"O sempre, e quando parti e quando torni
egualmente crudele, or chi ti guida?
Gran meraviglia che 'l morir distorni
e di vita cagion sia l'omicida.
Tu di salvarmi cerchi? a quali scorni,
a quali pene è riservata Armida?
Conosco l'arti del fellone ignote,
ma ben può nulla chi morir non pote.

Certo è scorno al tuo onor, se non s'addita
incatenata al tuo trionfo inanti
femina or presa a forza e pria tradita:
quest'è 'l maggior de' titoli e de' vanti.
Tempo fu ch'io ti chiesi e pace e vita,
dolce or saria con morte uscir de' pianti;
ma non la chiedo a te, ché non è cosa
ch'essendo dono tuo non mi sia odiosa.

Per me stessa, crudel, spero sottrarmi
a la tua feritade in alcun modo.
E, s'a l'incatenata il tòsco e l'armi
pur mancheranno e i precipizi e 'l nodo,
veggio secure vie che tu vietarmi
il morir non potresti, e 'l ciel ne lodo.
Cessa omai da' tuoi vezzi. Ah! par ch'ei finga:
deh, come le speranze egre lusinga!"

Cosí doleasi, e con le flebil onde,
ch'amor e sdegno da' begli occhi stilla,
l'affettuoso pianto egli confonde
in cui pudica la pietà sfavilla;
e con modi dolcissimi risponde:
"Armida, il cor turbato omai tranquilla:
non a gli scherni, al regno io ti riservo;
nemico no, ma tuo campione e servo.

Mira ne gli occhi miei, s'al dir non vuoi
fede prestar, de la mia fede il zelo.
Nel soglio, ove regnàr gli avoli tuoi,
riporti giuro; ed oh piacesse al Cielo
ch'a la tua mente alcun de' raggi suoi
del paganesmo dissolvesse il velo,
com'io farei che 'n Oriente alcuna
non t'agguagliasse di regal fortuna."

Sí parla e prega, e i preghi bagna e scalda
or di lagrime rare, or di sospiri;
onde sí come suol nevosa falda
dov'arda il sole o tepid'aura spiri,
cosí l'ira che 'n lei parea sí salda
solvesi e restan sol gli altri desiri.
"Ecco l'ancilla tua; d'essa a tuo senno
dispon," gli disse "e le fia legge il cenno."

[Gerusalemme Liberata, XX, 61-68; 117-136]


Rinaldo e Armida
Annibale Caracci - 1601

Per Approfondire:

Letteratura Italiana: https://letteritaliana.weebly.com/

Conversione e letteratura

La cultura italiana è una delle culture più complesse ma al tempo stesso profonde di qualunque altra cultura nazionale e trovare dei punti di unione nel complesso mosaico che la compone è arduo. Però salta subito alla mente uno dei più grandi capolavori mai prodotti dalla nostra letteratura: "I Promessi Sposi".

Questa maestosa opera sarà il nostro compagno di viaggio in questo post dove vedremo come il termine Convertire, ormai quasi utilizzato solamente in linguaggi tecnici, è stato ai tempi uno dei temi portanti di una delle opere più importanti della letteratura italiana.

L'intento del post però non quello di studiare ed analizzare questo complesso tema, ma voglio tentare di mostrare come le parole, i verbi, le idee e i concetti possano trascendere gli ambiti di applicazione e nel corso della storia indossare abiti moto diversi. In questo preciso nella letteratura

Tra tutti gli episodi in cui la maestosa opera fa cenno alla conversione ho scelto quello dell'Innominato. Infatti risfogliando i miei vecchi appunti mi sono subito ricordato di questa figura misteriosa che ai tempi dei miei studi mi aveva sempre affascinato e in onoro di ciò ho deciso di dedicarvi questo post.

Credo che parole più eloquenti che quelle di Alessandro Manzoni per descrivere questo episodio non esistano. [è qui presentato un estratto rielaborato dal XXIII capitolo de "I Promessi Sposi" dalla versione integrale presente in questa pagina.]

Appena introdotto l’innominato, Federigo gli andò incontro, con un volto premuroso e sereno, e con le braccia aperte, come a una persona desiderata. […] 
“Che preziosa visita è questa!”
“Da me, voi! Sapete chi sono? V’hanno detto bene il mio nome?”
“E che?” riprese affettuosamente, Federigo: “voi avete una buona nuova da darmi, e me la fate tanto sospirare?”
“Una buona nuova, io? Ho l’inferno nel cuore; e vi darò una buona nuova? Ditemi voi, se lo sapete, qual è questa buona nuova che aspettate da un par mio.”
“Che Dio v’ha toccato il cuore, e vuol farvi suo,” rispose pacatamente il cardinale.
“Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov’è questo Dio?”
“Voi me lo domandate? voi? E chi più di voi l’ha vicino? Non ve lo sentite in cuore, che v’opprime, che v’agita, che non vi lascia stare, e nello stesso tempo v’attira, vi fa presentire una speranza di quiete, di consolazione, d’una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, l’imploriate?”
“Oh, certo! ho qui qualche cosa che m’opprime, che mi rode! Ma Dio! Se c’è questo Dio, se è quello che dicono, cosa volete che faccia di me?”
[…]
Cosa può Dio far di voi? E perdonarvi? e farvi salvo? e compire in voi l’opera della redenzione? Non son cose magnifiche e degne di Lui? Oh pensate! se io omiciattolo, io miserabile, e pur così pieno di me stesso, io qual mi sono, mi struggo ora tanto della vostra salute, che per essa darei con gaudio (Egli m’è testimonio) questi pochi giorni che mi rimangono; oh pensate! quanta, quale debba essere la carità di Colui che m’infonde questa così imperfetta, ma così viva; come vi ami, come vi voglia Quello che mi comanda e m’ispira un amore per voi che mi divora!”
A misura che queste parole uscivan dal suo labbro, il volto, lo sguardo, ogni moto ne spirava il senso. La faccia del suo ascoltatore, di stravolta e convulsa, si fece da principio attonita e intenta; poi si compose a una commozione più profonda e meno angosciosa; i suoi occhi, che dall’infanzia più non conoscevan le lacrime, si gonfiarono; quando le parole furon cessate, si coprì il viso con le mani, e diede in un dirotto pianto, che fu come l’ultima e più chiara risposta.

E' ora evidente la presenza del tema della conversione in questo capolavoro, non è ovviamente l'unico episodio e non è nemmeno esaustivo nei riguardi questo enorme tema, ma come detto prima l'intenzione era solo quella di mostrarne la presenza.

Borromeo e l'Innominato
G. Mantegazza

Per approfondire:


Il tema della conversione nella mitologia

Il verbo convertire, nei suoi molti ambiti di applicazione, si presta molto bene alla mitologia. Grazie al mio liceale studio della letteratura latina mi è subito tornato alla mente il mito di Apollo e Dafne reso celebre dal vivo marmo di Bernini. Questo mito è arrivato fino ai giorni nostri attraverso il  capolavoro di Ovidio: "Le Metamorfosi".
Apollo e Dafne, 1622-1625
Gian Lorenzo Bernini
Il mito ha però radici più antiche, come per la maggior parte della cultura latina bisogna ricercarne le origini negli scritti greci. In questo caso però le reali origini sono da ricercare ancora in tempi più remoti, si pensa che la nascita di questo mito abbia luogo nell'arcaica tradizione orale greca.

Quelle che interessa a noi ora però, non è tanto la storia del mito ma piuttosto il suo legame con il verbo "Converire". Si può subito notare che già con il titolo dell'opera vi è un analogia di significato. Infatti "Mutare" e "Convertire sono indicanti come sinonimi nel dizionario.
Però l'elemento più significativo di questo legame che rende così vicina la storia, del dio Apollo e della ninfa Dafne, sta però nella narrazione stessa.

"Dopo aver ucciso il serpente Pitone, Apollo si sentì particolarmente fiero di sé, perciò si vantò della sua impresa con Cupido, dio dell’Amore, sorridendo del fatto che anche lui portasse arco e frecce, ed affermando che quelle non sembravano armi adatte a lui. Cupido indignato, decise allora di vendicarsi: colpì il dio con la freccia d’oro che faceva innamorare, e la ninfa, di cui sapeva che Apollo si sarebbe invaghito, con la freccia di piombo che faceva rifuggire l’amore, per dimostrare al dio di cosa fosse capace il suo arco. Apollo, non appena vide la ninfa chiamata Dafne, figlia del dio-fiume Peneo, se ne innamorò. Tuttavia, se già prima la fanciulla aveva rifiutato l’amore, dedicandosi piuttosto alla caccia come seguace di Diana, essendo stata colpita dalla freccia di piombo di Cupido, quando vide il dio, cominciò a fuggire. Apollo iniziò allora ad inseguirla, elencandole i suoi poteri per convincerla a fermarsi, ma la ninfa continuò a correre, finché, ormai quasi sfinita, non giunse presso il fiume Peneo, e chiese al padre di aiutarla facendo dissolvere la sua forma. Dafne si trasformò così in albero d’alloro prima che il dio riuscisse ad averla, egli, tuttavia, decise di rendere questa pianta sempreverde e di considerarla a lui sacra: con questa avrebbe ornato la sua chioma, la cetra e la faretra; ed inoltre, d’alloro sarebbero stati incoronati in seguito i vincitori e i condottieri. "
[Il brano è ripreso dal sito della facoltà di lettere antiche della Sapienza di Roma: Iconos].

Il tema della conversione, inteso qui in un significato più fisico molto vicino anche al significato più tecnico dove si usa il verbo per esprimere un mutamento di forma e di composizione a livello fisico-chimico. La metamorfosi di Dafne implica infatti questo tipo di conversione nella sua trasformazione in alloro. Questo mito dimostra ancora una volta la versatilità di applicazione del verbo, anche se non riportato in modo diretto (ma attraverso stretti sinonimi).


Fonti:
Iconos: http://www.iconos.it/
Cricco di Teodoro: https://www.zanichelli.it/ricerca/prodotti/il-cricco-di-teodoro-itinerario-nell-arte-cricco-di-teodoro-001
Sinonimi e Contrari: https://www.sinonimi-contrari.it/

Per approfondire

Nella pubblicità

In un mondo fondato sul consumismo come il nostro l'industria pubblicitaria è ormai uno dei motori del nostro mondo soprattutto dopo l'avvento di internet e dei social network. Con internet infatti il mondo pubblicitario si è trovato in mano un enorme strumento. Infatti tutte le aziende informatiche vendono i loro dati aggregati delle ricerche, gli interessi per poter predire l'andamento del mercato o far vedere gli annunci pubblicitari a utenti più interessati di altri.
Ormai per essere originali le aziende pubblicitarie hanno prodotto miriadi di spot, e in questi è stato anche fatto uso del concetto di conversione.

Pubblicità di una caldaia ad Idrogeno



Pubblicità di un programma di conversione formati video

Da questi due esempi abbiamo potuto vedere sia l'utilizzo del verbo convertire nell'azione pubblicitaria, sia come oggetto pubblicizzato.

Link e fonti

Un immagine...

A volte più di tutte le parole del mondo valgono le immagine, capaci di fissare bene un concetto attraverso schemi e semplificazioni, oppure riportandoci alla realtà concretizzando le idee nella nostra testa. Voglio infatti, con questo post, descrivere il verbo convertire con le immagini.


Conversione di denaro in un altra valuta

Acciaieria, industria che converte il ferro in acciaio

Biografia di una parola

Chi tra di noi, nella nostra vita ormai completamente digitalizzata non ha mai avuto problemi con un file illeggibile, con un'immagine che no si apre e mille altri problemi di ogni tipo. Potrei azzardarmi che nessuno che utilizzi anche solo di rado uno strumento digitale non abbia mai avuto un problema del genere. Quindi in preda al nervosismo affoghiamo nel web alla ricerca del metodo più semplice per convertire i nostri file e per goderne il contenuto. Ebbene tutto ciò questo contesto ormai familare si basa sul concetto di conversione che è l'essenza più intima che possiede il verbo "convertire" ai giorni nostri. Ma pensando al fatto che nemmeno un secolo fa i computer non esistevano e neppure i loro più lontani genitori erano ancora nati, vi chiederete quando potesse essere utilizzata questa parola se il contesto di riferimento non esisteva. Ebbene aprendo un semplice dizionario troveremmo conforto in un istante trovando altri contesti e utilizzi di questa parola, ma resta lo stesso sorprendente come tra di loro quest ambiti siano lontani anni luce. Bene, in questo post trateremo appunto la storia di questa parola e come nel tempo sia passata tra religione, acciaierie e compuer.

Come tutte le storie anche questa ha un inizio e il nostro si trova nell'epica e antica repubblica romana, prima che Cesare attraversasse il famoso Rubicone. La nostra è una parola antica nata nel linguaggio più volgare, anche se non fa parte del linguaggio latino più arcaico. Infatti la il verbo ha un antenato: "Vertere". Questo verbo per i romani significava: rivolgersi, girare oppure in chiave militare (come moltissimi verbi di quella guerreggiante società aveva un proprio risvolto bellico) poteva voler dire mettere in fuga. Convertire nasce dunque dall'unione di questo verbo con la particella "cum-" che ne rafforzava il significato portandola su un piano più astratto. In fatti in questa forma la parola perde sempre più il suo significato militare che riamane esclusivo del suo antenato ma in cambio "convertere" (in latino) inizia ad essere usato riferendosi alle persone significando: rivolgersi a qualcuno, far cambiare idea. Con il passare dei secoli si instaura l'impero e la cultura romana subisce una grandissima rivoluzione convertendosi sempre di più al cristianesimo. Per l'appunto il verbo acquista questo nuovo e potente significato religioso.

Passano i secoli, passa il fatidico anno 476 che si porta via con se il maestoso impero romano, ma il latino rimane e il nostro verbo sopravvive. Arriva il medioevo e come in una teca di vetro il verbo non subisce grandi cambiamenti, rimanendo inalterato. La storia scorre e il nostro verbo si rende partecipe in una delle tante guerre che segnano la nostra specie. Arriva l'anno 1095 e si combatte la prima e leggendaria crociata nel insegna della conversione di Gerusalemme al cristianesimo.

Nuovamente la storia riprende il suo corso e non mancano episodi in cui il nostro verbo si fa partecipe a causa della super religiosità della società di quei tempi. Nulla di nuovo però accade nella nostra storia per secoli, fino a quando lentamente dopo la metà del XVIII secolo che porta con se la grande rivoluzione industriale iniziano a nascere le prime acciaierie e le prime industrie chimiche che iniziano a convertire il ferro in acciaio e ghisa. Il nostro verbo cambia quindi casa e inizia a farsi strada tra le industrie e i laboratori lasciando sempre più le chiese e la fede. Sempre in quel periodo la fisica inizia a fare scintille e moltissime delle teorie fondamentali della materia nascono in quegli anni e nel fervore della scoperta ognuno inizia a dare i propri nomi alle grandezze fisiche scoperte, creando confusione e incoerenze tra di loro e cosi che la nostra parola da una mano rendendo possibile la conversione tra le miriadi di unità di misura create.

Siamo arrivati quindi all'incirca nel 1800 e la nostra storia è quasi giunta alla fine la prossima tappa già la conosciamo perchè il nostro verbo arriva nei nostri computer permettendoci di saltare da un file all'altro senza troppa difficoltà. Non resta quindi che immaginare quali altre rivoluzioni umane possano far cambiare di casa alla nostra e a tutte le altre parole.


Illustrazione