Convertire al tempo del COVID-19

In questo periodo molto difficile tra le tante problematiche che questa pandemia ci ha posto è nata quella della mancanza di materiale sanitario quali mascherine, camici, protezioni e respiratori.
Questa mancanza è stata causata dalla dipendenza del nostro paese da aziende straniere che, in tempi normali, potevano soddisfare il nostro fabbisogno. Ora sia a causa della grandissima richiesta mondiale di questi prodotti, sia a causa della difficoltà che il sistema così globalizzato, ora per necessità fermo, incontra nel trasportare le merci ci siamo trovati davanti a questo enorme problema.
Come in tempi di guerra, per sottolineare la drammaticità di questi giorni, molte delle aziende più importanti del nostro territorio si sono convertite alla produzione di questi prodotti scarseggianti e così essenziali in  questo momento. Come riportano moltissimi giornali tra queste aziende convertite spiccano: Armani, che ha riconvertito la sua azienda di moda alla produzione di camici usa e getta; Prada, che accogliendo l'appello ha iniziato la produzione di mascherine e a seguire Bulgari e Gucci.
Questa ondata di solidarietà è arrivata anche all'estera tra cui spicca la grande casa automobilistica Mercedes che si è mossa alla produzione di respiratori.
Come recita uno dei più famosi proverbi non tutti i mali vengono per nuocere, e da questi episodi che forse questa frase acquista più significato, si spera infatti che questi tragici mesi possano far riscoprire all'umanità fratellanza e solidarietà in un mondo che stava diventando sempre più arido e frammentato.

Gucci, produzione mascherine e materiale sanitario

Link e Fonti:

https://www.ilsole24ore.com/art/da-miroglio-menarini-fabbriche-che-si-riconvertono-contro-coronavirus-ADLIFdD?refresh_ce=1

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Re-Giorgio-produce-camici-per-ospedali-Da-Armani-alle-piccole-sartorie-uniti-contro-il-coronavirus-143ba091-95a8-4e74-b9b4-58fc8de47532.html#foto-3

https://www.ilsole24ore.com/art/armani-produce-camici-herno-mascherine-gucci-lancia-crowdfunding-intesa-sanpaolo-AD7zXAG


Conversione cinematografica

Al giorno d'oggi una delle arti più apprezzate è senza ombra di dubbio la cosiddetta settima arte, il cinema, e in questo post voglio infatti presentare un esempio di una pellicola che si basi sul concetto di conversione.
In molti altri post di questo blog abbiamo analizzato e osservato il verbo convertire sotto il profilo astratto, inteso come cambiamento di fede religiosa, ma non abbiamo mai visto questo verbo utilizzato in un senso più generale che implichi un cambiamento di idee, valori o convinzioni senza includere la sfumatura religiosa.
Locandina del film
Ebbene proprio questo concetto di conversione degli ideali è la chiave di una delle più apprezzate opere di Clint Eastwood, Gran Torino. In questo splendido film, narrando una breve storia Clint dice cose molto importanti con estrema, classica semplicità.
Nel raccontarci la storia di Walt Kowalski, metalmeccanico in pensione reduce dalla guerra di Corea e fresco vedovo, convoca temi come il razzismo, il rapporto padri-figli, nientemeno che la capacità di amare. Kowalski è un misantropo che ringhia come un mastino, sta sempre a un passo dal suo fucile M-1, manifesta odio per i "musi gialli" che gli hanno invaso il quartiere. Eppure Walt sa amare, molto più dei suoi grassi e squallidi figli, bravi padri di famiglia americani cui il film riserva tutto il suo disprezzo. Diventato eroe per caso della comunità cinese, il vecchio solitario si incaricherà dell'educazione di un timido adolescente asiatico, Thao, proprio quello che ha tentato di rubare la sua auto-feticcio, la Gran Torino del '72 centro simbolico della storia. Un grande romanzo di formazione, e in due sensi: non solo "cresce" il ragazzino, ma anche l'uomo al tramonto della vita. Kowalski consegna al ragazzo le chiavi per il mondo degli adulti, impara che si possono avere molte più cose in comune con i musi gialli della porta accanto che con i propri figli. Il film nella sua semplicità ci mette di fronte un'esempio, quasi eroico, della possibilità di una conversione, di un cambio di rotta (verso l'amore nel prossimo in questo caso) in qualunque fase della vita.

Fonti e Approfondimenti


E nell'arte?

Questo post è dedicato interamente alla rappresentazione visiva del verbo "Convertire". Tra le sfumature di significato che potevo scegliere ho preferito dirigermi verso quello più profondo e controverso: ovvero il tema della conversione nella religione. Qui sotto è rappresentato uno dei capolavori del celebre Caravaggio. Non voglio dilungarmi oltre e vi lascio alla magnificenza dell'opera che è più eloquente di più di mille parole.


Michelangelo Merisi da Caravaggio 1600-1601
La Conversione di San Paolo (1° Versione)

Convertire nella tecnologia antica

Nonostante i concetti tecnici che il verbo convertire possiede siano per lo più attribuiti ad ambiti tecnologici più o meno recenti si può trovare la presenza di questa azione tecnica anche nelle epoche più remote della storia umana.
Uno degli utensili che più ricollegano il nostro pensiero al mondo dell'antichità è la spada, l'arma per eccellenza, e in essa, o meglio nella sua fabbricazione si trova l'azione oggetto del post. Infatti nella spada si sono concentrati gli sforzi di centinaia di anni e decine di civiltà per affinare le qualità fino a risultati eccezionali.
Daga e relativo fodero
 Louvre
Proprio nel cercare un materiale più adatto e che migliorasse le qualità di quest'arma si trova la scoperta, anche se incompresa, dell'acciaio che si otteneva convertendo il ferro. Ovviamente bisogna specificare che nella maggior parte delle civiltà occidentali la conversione era molto rudimentale tanto che si parla non di acciaio ma di ferro battuto in quanto, questo materiale era ottenuto soltanto sui bordi e non interamente.
Per trovare dell'acciaio propriamente detto bisogna spostarsi o nel tempo o nello spazio. Infatti nonostante la propria diffusione di questo eccellente materiale si ha in tempi recenti e non in tempi antichi, si può però trovare nel lontano oriente una precoce scoperta di questo materiale in tempi stimati dagli storici tra il 200 a.C. e il 300 d.C.
Quindi la prima vera e propria conversione si nell'india meridionale con un processo molto complesso che utilizzava delle fornaci alimentati dai venti monsonici per la formazione. Questo eccezionale materiale prese il nome di acciaio Wootz (o acciaio di damasco). Aveva proprietà meccaniche tanto eccellenti che si diceva che una spada fatta di acciaio Damasco potesse tagliare la roccia, e venire arrotolata attorno a un uomo per poi tornare dritta come prima, e non perdesse mai il filo [https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_siderurgia].
Queste spade ottenute quindi dalla prima conversione del ferro in acciaio furono tra gli oggetti più rari e desiderate di quell'epoca


Link e Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_siderurgia
https://it.wikipedia.org/wiki/Acciaio_Damasco

Convertire... in poesia

Abbiamo osservato nei precedenti post varie vesti del verbo convertire, in questo post ci dedicheremo alla più alta elevazione delle parole: la poesia. Ovviamente tra tutti i significati la scelta è ricaduta sul conetto di conversione religiosa, infatti la tradizione poetica italiana è molto ricca di rimandi religiosi e trovare un esempio significativo è stato più semplice. Come detto prima ci sono stati molti poeti che hanno scritto di questo tema e per non percorrere una strada troppo battuta mi sono rivolto a un autore molto snobbato al giorno d'oggi: Torquato Tasso. Questo poeta è infatti poco considerato negli studi umanistici per la sua estrema fissazione per la fede, causata dalla sua instabile condizione mentale, e per questo è ritenuto poco interessante. Nonostante ciò ho molto apprezzato l'autore durante i miei studi, e questo suo tormentato rapporto con la fede mi molto affascinato.

Passando ora all'oggetto del post, il passo che ho portato a dimostrare la presenza dell'azione/verbo nella poesia italiana è tratto dal XX e conclusivo canto del poema, ci troviamo davanti a uno dei momenti più emozionanti dell'opera: La Converione di Arminia.

Il passo narra di due figure: Rinaldo, guerriero crociato; Arminia, maga mussulmana. Ho deciso di riportare soltanto il dialogo dei due personaggi perché riportare per intero l'episodio sarebbe stato troppo lungo per ciò allego ai versi una breve introduzione
[L'intero brano è tratto da questa pagina]


Mentre infuria la terribile battaglia finale tra i Crociati e l'esercito egiziano, casualmente Rinaldo si imbatte nella maga Armida, seduta sul suo carro da guerra e circondata dai guerrieri che le hanno promesso la testa dell'uomo che l'ha abbandonata: l'incantatrice tenta più volte di colpirlo con le sue frecce, poi si rende conto di essere ancora innamorata di lui e si allontana, decisa a darsi la morte. Rinaldo, che l'ha vista mentre sbaraglia i campioni pagani della fanciulla, la segue e non solo le impedisce di suicidarsi, ma la consola con parole cortesi, alle quali la maga si dice pronta a convertirsi alla fede cristiana e a diventare la sua fedele serva, pur di restargli accanto.

"O sempre, e quando parti e quando torni
egualmente crudele, or chi ti guida?
Gran meraviglia che 'l morir distorni
e di vita cagion sia l'omicida.
Tu di salvarmi cerchi? a quali scorni,
a quali pene è riservata Armida?
Conosco l'arti del fellone ignote,
ma ben può nulla chi morir non pote.

Certo è scorno al tuo onor, se non s'addita
incatenata al tuo trionfo inanti
femina or presa a forza e pria tradita:
quest'è 'l maggior de' titoli e de' vanti.
Tempo fu ch'io ti chiesi e pace e vita,
dolce or saria con morte uscir de' pianti;
ma non la chiedo a te, ché non è cosa
ch'essendo dono tuo non mi sia odiosa.

Per me stessa, crudel, spero sottrarmi
a la tua feritade in alcun modo.
E, s'a l'incatenata il tòsco e l'armi
pur mancheranno e i precipizi e 'l nodo,
veggio secure vie che tu vietarmi
il morir non potresti, e 'l ciel ne lodo.
Cessa omai da' tuoi vezzi. Ah! par ch'ei finga:
deh, come le speranze egre lusinga!"

Cosí doleasi, e con le flebil onde,
ch'amor e sdegno da' begli occhi stilla,
l'affettuoso pianto egli confonde
in cui pudica la pietà sfavilla;
e con modi dolcissimi risponde:
"Armida, il cor turbato omai tranquilla:
non a gli scherni, al regno io ti riservo;
nemico no, ma tuo campione e servo.

Mira ne gli occhi miei, s'al dir non vuoi
fede prestar, de la mia fede il zelo.
Nel soglio, ove regnàr gli avoli tuoi,
riporti giuro; ed oh piacesse al Cielo
ch'a la tua mente alcun de' raggi suoi
del paganesmo dissolvesse il velo,
com'io farei che 'n Oriente alcuna
non t'agguagliasse di regal fortuna."

Sí parla e prega, e i preghi bagna e scalda
or di lagrime rare, or di sospiri;
onde sí come suol nevosa falda
dov'arda il sole o tepid'aura spiri,
cosí l'ira che 'n lei parea sí salda
solvesi e restan sol gli altri desiri.
"Ecco l'ancilla tua; d'essa a tuo senno
dispon," gli disse "e le fia legge il cenno."

[Gerusalemme Liberata, XX, 61-68; 117-136]


Rinaldo e Armida
Annibale Caracci - 1601

Per Approfondire:

Letteratura Italiana: https://letteritaliana.weebly.com/

Conversione e letteratura

La cultura italiana è una delle culture più complesse ma al tempo stesso profonde di qualunque altra cultura nazionale e trovare dei punti di unione nel complesso mosaico che la compone è arduo. Però salta subito alla mente uno dei più grandi capolavori mai prodotti dalla nostra letteratura: "I Promessi Sposi".

Questa maestosa opera sarà il nostro compagno di viaggio in questo post dove vedremo come il termine Convertire, ormai quasi utilizzato solamente in linguaggi tecnici, è stato ai tempi uno dei temi portanti di una delle opere più importanti della letteratura italiana.

L'intento del post però non quello di studiare ed analizzare questo complesso tema, ma voglio tentare di mostrare come le parole, i verbi, le idee e i concetti possano trascendere gli ambiti di applicazione e nel corso della storia indossare abiti moto diversi. In questo preciso nella letteratura

Tra tutti gli episodi in cui la maestosa opera fa cenno alla conversione ho scelto quello dell'Innominato. Infatti risfogliando i miei vecchi appunti mi sono subito ricordato di questa figura misteriosa che ai tempi dei miei studi mi aveva sempre affascinato e in onoro di ciò ho deciso di dedicarvi questo post.

Credo che parole più eloquenti che quelle di Alessandro Manzoni per descrivere questo episodio non esistano. [è qui presentato un estratto rielaborato dal XXIII capitolo de "I Promessi Sposi" dalla versione integrale presente in questa pagina.]

Appena introdotto l’innominato, Federigo gli andò incontro, con un volto premuroso e sereno, e con le braccia aperte, come a una persona desiderata. […] 
“Che preziosa visita è questa!”
“Da me, voi! Sapete chi sono? V’hanno detto bene il mio nome?”
“E che?” riprese affettuosamente, Federigo: “voi avete una buona nuova da darmi, e me la fate tanto sospirare?”
“Una buona nuova, io? Ho l’inferno nel cuore; e vi darò una buona nuova? Ditemi voi, se lo sapete, qual è questa buona nuova che aspettate da un par mio.”
“Che Dio v’ha toccato il cuore, e vuol farvi suo,” rispose pacatamente il cardinale.
“Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov’è questo Dio?”
“Voi me lo domandate? voi? E chi più di voi l’ha vicino? Non ve lo sentite in cuore, che v’opprime, che v’agita, che non vi lascia stare, e nello stesso tempo v’attira, vi fa presentire una speranza di quiete, di consolazione, d’una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, l’imploriate?”
“Oh, certo! ho qui qualche cosa che m’opprime, che mi rode! Ma Dio! Se c’è questo Dio, se è quello che dicono, cosa volete che faccia di me?”
[…]
Cosa può Dio far di voi? E perdonarvi? e farvi salvo? e compire in voi l’opera della redenzione? Non son cose magnifiche e degne di Lui? Oh pensate! se io omiciattolo, io miserabile, e pur così pieno di me stesso, io qual mi sono, mi struggo ora tanto della vostra salute, che per essa darei con gaudio (Egli m’è testimonio) questi pochi giorni che mi rimangono; oh pensate! quanta, quale debba essere la carità di Colui che m’infonde questa così imperfetta, ma così viva; come vi ami, come vi voglia Quello che mi comanda e m’ispira un amore per voi che mi divora!”
A misura che queste parole uscivan dal suo labbro, il volto, lo sguardo, ogni moto ne spirava il senso. La faccia del suo ascoltatore, di stravolta e convulsa, si fece da principio attonita e intenta; poi si compose a una commozione più profonda e meno angosciosa; i suoi occhi, che dall’infanzia più non conoscevan le lacrime, si gonfiarono; quando le parole furon cessate, si coprì il viso con le mani, e diede in un dirotto pianto, che fu come l’ultima e più chiara risposta.

E' ora evidente la presenza del tema della conversione in questo capolavoro, non è ovviamente l'unico episodio e non è nemmeno esaustivo nei riguardi questo enorme tema, ma come detto prima l'intenzione era solo quella di mostrarne la presenza.

Borromeo e l'Innominato
G. Mantegazza

Per approfondire:


Il tema della conversione nella mitologia

Il verbo convertire, nei suoi molti ambiti di applicazione, si presta molto bene alla mitologia. Grazie al mio liceale studio della letteratura latina mi è subito tornato alla mente il mito di Apollo e Dafne reso celebre dal vivo marmo di Bernini. Questo mito è arrivato fino ai giorni nostri attraverso il  capolavoro di Ovidio: "Le Metamorfosi".
Apollo e Dafne, 1622-1625
Gian Lorenzo Bernini
Il mito ha però radici più antiche, come per la maggior parte della cultura latina bisogna ricercarne le origini negli scritti greci. In questo caso però le reali origini sono da ricercare ancora in tempi più remoti, si pensa che la nascita di questo mito abbia luogo nell'arcaica tradizione orale greca.

Quelle che interessa a noi ora però, non è tanto la storia del mito ma piuttosto il suo legame con il verbo "Converire". Si può subito notare che già con il titolo dell'opera vi è un analogia di significato. Infatti "Mutare" e "Convertire sono indicanti come sinonimi nel dizionario.
Però l'elemento più significativo di questo legame che rende così vicina la storia, del dio Apollo e della ninfa Dafne, sta però nella narrazione stessa.

"Dopo aver ucciso il serpente Pitone, Apollo si sentì particolarmente fiero di sé, perciò si vantò della sua impresa con Cupido, dio dell’Amore, sorridendo del fatto che anche lui portasse arco e frecce, ed affermando che quelle non sembravano armi adatte a lui. Cupido indignato, decise allora di vendicarsi: colpì il dio con la freccia d’oro che faceva innamorare, e la ninfa, di cui sapeva che Apollo si sarebbe invaghito, con la freccia di piombo che faceva rifuggire l’amore, per dimostrare al dio di cosa fosse capace il suo arco. Apollo, non appena vide la ninfa chiamata Dafne, figlia del dio-fiume Peneo, se ne innamorò. Tuttavia, se già prima la fanciulla aveva rifiutato l’amore, dedicandosi piuttosto alla caccia come seguace di Diana, essendo stata colpita dalla freccia di piombo di Cupido, quando vide il dio, cominciò a fuggire. Apollo iniziò allora ad inseguirla, elencandole i suoi poteri per convincerla a fermarsi, ma la ninfa continuò a correre, finché, ormai quasi sfinita, non giunse presso il fiume Peneo, e chiese al padre di aiutarla facendo dissolvere la sua forma. Dafne si trasformò così in albero d’alloro prima che il dio riuscisse ad averla, egli, tuttavia, decise di rendere questa pianta sempreverde e di considerarla a lui sacra: con questa avrebbe ornato la sua chioma, la cetra e la faretra; ed inoltre, d’alloro sarebbero stati incoronati in seguito i vincitori e i condottieri. "
[Il brano è ripreso dal sito della facoltà di lettere antiche della Sapienza di Roma: Iconos].

Il tema della conversione, inteso qui in un significato più fisico molto vicino anche al significato più tecnico dove si usa il verbo per esprimere un mutamento di forma e di composizione a livello fisico-chimico. La metamorfosi di Dafne implica infatti questo tipo di conversione nella sua trasformazione in alloro. Questo mito dimostra ancora una volta la versatilità di applicazione del verbo, anche se non riportato in modo diretto (ma attraverso stretti sinonimi).


Fonti:
Iconos: http://www.iconos.it/
Cricco di Teodoro: https://www.zanichelli.it/ricerca/prodotti/il-cricco-di-teodoro-itinerario-nell-arte-cricco-di-teodoro-001
Sinonimi e Contrari: https://www.sinonimi-contrari.it/

Per approfondire